20/02/2012 - Le pagine di Facebook acquisite dal Tribunale ecclesiastico come "prove" nelle cause di nullità di matrimonio. E' il vicario generale del Tribunale ecclesiastico della Liguria, monsignor Paolo Rigon a raccontare: "Nelle nostre attività del tribunale si trovano sempre più spesso fotocopie delle pagine di Facebook allegate alla documentazione", servono per provare il possibile inganno che un coniuge avrebbe perpetrato nei confronti dell'altro. "Da quelle pagine spesso si scoprono atteggiamenti e scelte pre-matrimoniali che sostengono la richiesta di nullità del successivo matrimonio" per inganno.
Inganno, in questo caso, non significa «semplice» tradimento, secondo il diritto canonico infatti l'infedeltà non sarebbe una colpa sufficiente a sostenere una pratica di annullamento di matrimonio religioso. Quello che marito o moglie cercano di provare "indagando" su Facebook e altri siti è l'inganno, ovvero, come dice il monsignore, la cattiva fede, essersi presentati diversi da quelli che si è veramente, aver taciuto comportamenti sessuali e non solo, aver nascosto la volontà - ad esempio - di non avere figli (motivo questo sì di annullamento), aver cercato di ottenere «il consenso nuziale» mentendo sulla propria situazione fisica o mentale.
Molte sono le motivazioni ad essere prese in considerazione ai fini della decisione di annullamento ed attraverso la rete si è sempre più in grado di scoprire informazioni importanti. Tacere forti debiti, ad esempio, è un inganno che può costare l'annullamento del matrimonio: a volte si può scoprire che ciò sia dovuto alla dipendenza dal gioco e al gioco on line. E ancora una volta la prova si trova in Rete. Monsignore avanza un sospetto: "Penso - dice - che in certi casi le persone mettano on line alcune informazioni proprio con la volontà, conscia o inconscia, di farsi scoprire", o forse è solo imprudenza?
Dunque nell'era di Facebook e Twitter i matrimoni possono finire anche per un «cinguettio» di troppo, o per la scoperta di un «profilo» del proprio coniuge che non si conosceva. Quando la scoperta è tale da far nascere la domanda "ma chi è che ho sposato?", allora si può arrivare a anche all'annullamento delle nozze.
Fonte: la rete
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